Le prime gallerie d’arte a Milano

A partire dagli anni Venti, accanto agli spazi pubblici deputati a ospitare mostre ed esibizioni, Milano vede la nascita di diverse gallerie private che diventano presto occasioni straordinarie di progettazione e riflessione attorno ai temi dell’arte moderna. Questi luoghi ebbero un ruolo fondamentale nell’orientamento, sempre più internazionale, del gusto, nella formazione di molti artisti e nell’evoluzione delle più importanti correnti artistiche italiane. Nel fitto e appassionato universo di queste storie vale la pena segnalare alcune esperienze che hanno concorso, tra gli anni Venti e Quaranta, a forgiare la vivacità culturale della città.

Alla Galleria d’Arte (ribattezzata Galleria degli Ipogei per via della sua improvvisata sede in uno scantinato all’angolo tra via Dante e via Giulini) si deve la prima esposizione di un Novecento italiano in nuce e le prime personali di Arturo Martini, de Chirico e Funi (1920). Non meno significative la Galleria Vinciana – ancora oggi in via Maroncelli 13 – e la Galleria Centrale che presentò la Grande Esposizione nazionale futurista, curata dallo stesso Marinetti (1919), presso Palazzo Cova in via Manzoni 1. Con Arte italiana contemporanea del 1921, la Galleria Pesaro, fu la culla, non senza scandali e clamori, della modernità italiana. Qui, al piano terra di Palazzo Poldi Pezzoli, si passa dal simbolismo alla più matura stagione dell’eterogeneo Novecento.

Negli anni Trenta La Galleria de’ Il Milione, fondata dai fratelli Ghiringhelli insieme a Edoardo Persico svolse un ruolo sostanziale nella diffusione dell’astrattismo in Italia e delle più attuali tendenze – dall’Informale al Neocubismo passando attraverso i fauves – anche grazie all’originale attività critico-editoriale promossa da il Bollettino del Milione e Quadrante. A partire dalla prima sede di fronte alla Pinacoteca di Brera la Galleria ebbe diverse sedi sino all’attuale in via Maroncelli 7. E ancora si ricordano: la Galleria Micheli e la Galleria Bardi rispettivamente in via Brera 7 e 16, la Galleria Milano (1925-36) in via Croce Rossa 6, la Galleria Barbaroux, oggi in via Santo Spirito 19, la Galleria del Naviglio (in via Manzoni 45, oggi in via Pergolesi 22) in cui nacque lo Spazialismo di Fontana, e infine La Bottega di Corrente (1940), poi denominata Galleria della Spiga e di Corrente, in via della Spiga 9, che proseguì idealmente il lavoro dell’omonima rivista Corrente (1939-1940) e dove esposero Treccani, Birolli, Cassinari, Sassu, Guttuso, Morlotti, Vedova e Paganin.

Al Salone dell’Annunciata – prima in via dell’Annunciata, poi in via Fatebenefratelli e infine in via Manzoni – si valorizzano gli esponenti delle Avanguardie storiche e si scommette sui giovani talenti del tempo. Così fece, dal 1936, Ettore Gian Ferrari con la sua galleria al numero 8 di via Clerici che esordì con la Prima rassegna sull’opera della donna italiana nel campo delle arti figurative italiane. Capace di coniugare comunicazione ed estetica attraverso attività editoriali, premi e iniziative di mercato, la galleria Gian Ferrari visse una seconda stagione a partire dal 1974 con la figlia Claudia, collezionista e storica dell’arte, a cui si deve la donazione di molte opere oggi al Museo del Novecento e Villa Necchi Campiglio.

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