Brera: dal quartiere “casa e bottega” al Brera Design District

Verso la metà degli anni Settanta, quando Gae Aulenti stabilisce “casa e bottega” tra piazza San Marco e via Fiori Oscuri, il quartiere di Brera possiede da decenni l’allure di estroso quartiere degli artisti, dovuto alla presenza dominante dell’Accademia di Belle Arti e della Pinacoteca, ma anche delle gallerie espositive e dei caffè frequentati da pittori, scultori, fotografi, letterati e intellettuali. Intorno ad essi si snoda il fitto tessuto di botteghe artigiane alternato a negozi di lusso che oggi è arricchito da un intreccio di ristoranti raffinati, ritrovi alla moda ed eleganti showroom, animati soprattutto durante gli eventi di design del Salone del Mobile. Non a caso, tra essi sono nati anche diversi “negozi ibridi”: esercizi commerciali non più monofunzionali che associano funzioni differenti per rispondere alle esigenze di una clientela sempre più specializzata e, in questo caso, sofisticata. Ne sono esempio bistrot che uniscono la ristorazione alla vendita di fiori o macellerie con cucina che si propongono anche come trattoria. Sono i segnali primari di una città che si rinnova come colse Edoardo Persico, sin dagli anni Trenta, quando intitolò La città che cambia la propria rubrica dedicata all’osservazione di vetrine e negozi sulla rivista “Casabella”.

È una trasformazione che nasce “dal basso”, dal modo di vivere il quartiere e i suoi spazi pubblici, ed è perciò meno evidente se confrontata con le più recenti architettore milanesi, come le torri per abitare costruite in prossimità del centro. Queste ultime segnano una forte discontinuità con la “Milano Moderna” degli anni Cinquanta-Settanta che si è evoluta cercando di sanare i danni derivati dalle distruzioni della seconda guerra mondiale e soprattutto con l’intento di non recidere i legami con la tradizione e l’ambiente, pur nella propria dichiarata modernità.

Osservando l’intorno dell’Accademia di Brera, si nota come anche le realizzazioni d’autore degli anni Ottanta-Novanta siano nate condividendo il medesimo rispetto per il quartiere e le sue meditate trasformazioni. Ne deriva l’impressione di una continuità culturale che si rafforza grazie ad un costate ma garbato rinnovamento ed appare evidente proprio nelle immediate vicinanze della “casa e bottega” di Gae Aulenti: la “bottega” – già studio in cui Giuseppe Verdi compose la Messa da requiem in onore di Alessandro Manzoni – si affaccia verso la chiesa di San Marco, dove il Requiem fu eseguito per la prima volta nel 1874. A quell’epoca la facciata di San Marco era stata da poco restaurata dall’architetto Carlo Maciachini, diplomato presso l’Accademia di Brera: questi l’aveva completata riaprendo il grande rosone circolare e introducendo archetti pensili, bifore e trifore in cotto.

La presenza di San Marco si rivela importante tanto per il vicino edificio di Vico Magistretti, quanto per la casa del Cedro di Giulio Minoletti, un poco più distante: l’edificio di Magistretti occupa un intero isolato proprio di fronte alla chiesa, presenta un piano terra adibito a negozi, quasi interamente porticato, ed è rivestito da un intonaco rosso-bruno che richiama il colore del cotto della facciata della chiesa. La casa del Cedro è un complesso per abitazioni di lusso e uffici, costituita da due blocchi separati l’uno rispetto dall’altro: tale separazione permette la vista di San Marco e la conservazione di un cedro preesistente che diviene il fulcro del giardino posto tra i due blocchi.

Se la “bottega” si rivolge verso la chiesa, la “casa” della Aulenti si apre su via Fiori Oscuri: da qui, procedendo sino all’incrocio tra via Fiori Chiari, via Madonnina e vicolo Fiori, si incontrano due interventi residenziali di Mario Bellini, a completamento degli ultimi parziali vuoti rimasti dalle distruzioni della seconda guerra mondiale. Lo stesso architetto Bellini ricorda come questi progetti siano frutto di una riflessione sull’edilizia milanese e sul contesto: le due case infatti si adeguano alle proporzioni dell’isolato e, nell’abitazione verso via Madonnina, sono ripresi i temi del cortile e del ballatoio, cari alla tradizione. Ma è soprattutto l’arretramento della facciata al piano terra a dimostrare la comprensione dell’anima del quartiere: la minuscola piazza pubblica che ne deriva permette ai passanti di sostare e al bistrot antistante di allestire i propri tavoli, alimentando la vitalità di Brera.

La stratificazione di memorie, l’aura artistica e l’interazione tra shopping e design sono tuttora sottesi ai graduali cambiamenti della zona di Brera che si adegua, pur restando fedele a se stessa, alle trasformazioni della società. Ne è testimonianza la creazione del brand “Brera Design District” che offre le potenzialità del quartiere (la storia, i luoghi, gli spazi commerciali, l’immagine ecc.) come cornice per promuovere eventi e prodotti, sia locali che internazionali. Il brand ha origine nel 2009, in seguito all’istituzione dei Distretti Urbani del Commercio da parte di Regione Lombardia, Comune di Milano e Camera di Commercio, quando i commercianti della zona Solferino/San Marco si rivolsero a Studiolabo per promuoversi in occasione del Fuorisalone 2010, cioè dell’edizione urbana del celebre Salone del Mobile milanese. Da allora Brera è divenuta il distretto più visitato e brillante del Fuorisalone.

Architetture nelle vicinanze della casa-studio di Gae Aulenti:

Casa del Cedro (1951-52)
via Fatebenefratelli 3
Progetto: Giulio Minoletti

Casa per abitazioni, negozi e uffici (1969-71)
piazza San Marco 1
Progetto: Vico Magistretti

Edifici per abitazioni (1988-96)
via Fiori Chiari 9 e 24
Progetto: Mario Bellini

Complesso Residenziale (1960-71)
via dei Cavalieri del Santo Sepolcro 10-12
Progetto: BBPR – Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers

Casa Pirelli (1962-64)
via Cavalieri del Santo Sepolcro 6
Progetto: Luigi Caccia Dominioni

Edificio per abitazioni, negozi e uffici (1986-89)
via Pontaccio 16-18
Progetto: Silvano Tintori, Maurizio Calzavara

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