Archivio Gae Aulenti

Gae Aulenti

Architetto | Brera – Garibaldi | Dagli anni Sessanta verso la fine del millennio

Biografia

Gae Aulenti nasce nel 1927 a Palazzolo dello Stella (Udine).
Laureata nel 1953 al Politecnico di Milano, svolge la sua attività attraverso i diversi ambiti della progettazione architettonica, dell’urbanistica, dell’interior e industrial design e della scenografia teatrale. I suoi progetti esprimono la volontà di legare insieme i molteplici aspetti della disciplina architettonica. Numerosi i prodotti di design nati per completare i progetti architettonici. Tra i più noti le lampade “Pipistrello” e “King Sun” per gli Showroom Olivetti di Parigi e Buenos Aires (1966-67) o la lampada “Cestello” per Palazzo Grassi (Venezia, 1986).
Tra le sue opere più celebri la realizzazione a Parigi del Museé d’Orsay (1986); la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia (1986); l’Asian Art Museum a San Francisco (2003), il Museo d’Arte Catalana a Barcellona (2004); l’Istituto Italiano di Cultura a Tokio (2005) e il nuovo Aeroporto San Francesco d’Assisi a Perugia (2012).

C’è una porta discreta, che quasi non si vede tanto è mimetizzata. È il punto di contatto fra due edifici, uno con l’ingresso in via Fiori Oscuri, l’altro in Piazza San Marco. Una porta fiabesca dove – come Alice e lo specchio – passavi da un mondo ad un altro, da un’identità all’altra. Al di qua eri la Gae, al di là l’architetto Aulenti.

Sei nata in Friuli, dove tuo padre Aldo lavorava come commercialista, ultimo di “una famiglia di magistrati, di avvocati, di medici e vescovi” di origini pugliesi e calabresi. Da ragazza ti trasferisti con la tua famiglia a Biella, dove, scalpitante, vagheggiavi un liceo a Firenze per allontanarti da casa. Fu la guerra a fermare i tuoi propositi e fu la lotta partigiana a definire i tuoi ideali. Gli studi li terminasti a Torino, avevi le idee chiare però: “appena ho potuto ho scelto Milano e il Politecnico”. Ti laureasti nel 1953 e non abbandonasti più questa città.

Poche ragazze al Politecnico: Anna Ferrieri, poi coniugata Castelli, oppure “Cini” Mariani Dameno, poi coniugata Boeri. Anche tu, Gae, ti sposasti, neolaureata, con un tuo compagno di corso, ma di prenderne il cognome non ne avevi intenzione: hai avuto una figlia con lui, Giovanna, e nessun interesse a fare la moglie che si occupa delle faccende domestiche. Abitavi in via Cesariano e una stanza dell’appartamento l’avevi adibita a studio. Furono anni di ricerca e di incontri. Infaticabile lettrice, curiosa e appassionata di tutto, viaggiavi, nel mondo, “per rincorrere l’architettura e i protagonisti dell’architettura”.

La redazione di Casabella fu la tua palestra di sperimentazioni dove ad Ernesto Nathan Rogers, un vero padre putativo, toccava gestire la “battaglia dei galli di redazione” dei tuoi coetanei irrequieti: Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Guido Canella. Tu assistevi divertita, unica donna, ma “facendo finta di niente”. Perché non hai mai voluto che il tuo sesso fosse un limite.

Era una Milano dove si facevano concorsi fino a notte fonda per poi andare a ballare fino a mattina. Sfoggiavi una frangetta à la Valentina di Crepax, gonne al ginocchio e ballerine ai piedi. Stava nascendo il design italiano, fatto dai fratelli maggiori – Magistretti, Zanuso, Castiglioni – e dai coetanei della “terza generazione” quella che Alberto Arbasino chiamò angry, generazione arrabbiata e politica. A te, che mordevi il freno, sembrava di fare “del bricolage intellettuale di piccola portata, sui residui rimasti dagli anni d’oro”. Ma c’eri, e se ne accorse anche Adriano Olivetti, che decise di affidarti l’allestimento di due showroom, a Parigi e a Buenos Aires. La teoria diventava pratica. Progettasti negozi come fossero architetture urbane, ideasti sistemi d’illuminazione che, per la loro qualità, furono immediatamente messi in produzione: la zoomorfa Pipistrello, la futurista King Sun. Ci sono oggetti che sembrano senza tempo e altri, come le tue lampade Rimorchiatore e Ruspa o i tuoi mobili da giardino Locus Solus, che sembrano definire meglio di tanti altri, lo spirito dei tempi.

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