Porta Ticinese

Il quartiere che si sviluppa lungo l’asse di via Torino e corso di porta Ticinese in direzione di Pavia (la romana Ticinum) è uno dei più antichi di Milano. Il patrimonio architettonico presente nell’area, tra cui il circo e l’anfiteatro di epoca romana e le basiliche di San Lorenzo e Sant’Eustorgio, rivela un tessuto urbano stratificato in cui la città antica e quella contemporanea convivono.

Quartiere di artigiani, per lo più fabbri e conciatori, che si servivano dei numerosi corsi d’acqua per le loro lavorazioni, il Ticinese si estendeva in origine fino all’antica porta comunale (l’unica delle sei porte medievali della città, insieme agli archi di porta Nuova, ad essere giunta fino ai giorni nostri), oltre la quale sorgeva il Borgo di Cittadella. Fu solo tra il 1801 e il 1814, in onore della vittoria di Napoleone a Marengo, che venne eretta una nuova porta nell’attuale piazza XXIV Maggio, su progetto dell’architetto Luigi Cagnola. Il sito, animato da un continuo flusso di merci e di persone che giungevano sfruttando i numerosi canali e la vicina Darsena (antico porto cittadino), fu per molto tempo un vivace punto d’incontro della città. Tra la prima e la seconda metà dell’Ottocento, il naviglio Grande e il naviglio Pavese divennero le nuove direttrici dello sviluppo urbano del quartiere. Nella zona si stabilirono alcune importanti fabbriche, venne inaugurata nel 1865 la stazione di porta Genova per il collegamento tra Milano e Vigevano e, in corrispondenza dell’attuale via Vigevano, sorsero nuovi edifici destinati alla classe operaia.

Gli eventi bellici del Novecento segnarono gravemente la storia del quartiere che fu tra le aree del centro maggiormente colpite durante il secondo conflitto mondiale. Nel 1919 il Ticinese vide la nascita del Movimento dei Fasci di combattimento in piazza S. Sepolcro, dove tuttora è possibile vedere il progetto di Piero Portaluppi per la Casa del Fascio (1935-1940), oggi commissariato di polizia che al suo interno cela il fregio ambientale di Lucio Fontana, Volo di Vittorie (1939). L’opportunità di ricostruire interi isolati inserendosi all’interno del tessuto storico della città e la necessità di rispondere all’emergenza abitativa furono i temi con cui si confrontarono, con esiti talvolta straordinari, i progettisti del dopoguerra.

Tra le architetture più significative dell’area nel periodo in cui vi operarono Alik Cavaliere e Francesco Messina:

Sede della Federazione dei fasci milanesi (1935 – 1940)
Piazza S. Sepolcro, 9
Progetto: Piero Portaluppi

Edificio per abitazioni (1954 – 1957)
Via Circo, 1
Progetto: Luigi Figini, Gino Pollini

Convento della Beata Vergine Addolorata (1946 – 1955)
via Calatafimi, 10
Progetto: Luigi Caccia Dominioni

Edificio per abitazioni (1968)
Piazza San Giorgio
Progetto: BBPR – Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto, Nathan Rogers

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