Porta Nuova

Un tempo zona di giardini e orti annessi a chiese e conventi di proprietà dei francescani di Santa Maria degli Angeli e dell’ordine dei Fatebenefratelli, nella prima metà dell’Ottocento porta Nuova divenne un’area strategica per lo sviluppo della città industriale. L’abbondanza di acque che qui confluivano da nord attraverso il naviglio della Martesana (di cui è ancora possibile vedere gli argini in via San Marco) e la realizzazione della prima stazione ferroviaria milanese (1840), in via Monte Grappa 12, furono un forte richiamo per alcune delle fabbriche destinate a fare la storia della Milano ottocentesca. È proprio qui che sorsero, appena oltre i bastioni, gli stabilimenti della Grondona, dell’Elvetica (poi Breda) e della fabbrica di gomma di Giovanni Battista Pirelli. Alloggiare e fornire servizi alla nuova popolazione operaia divenne ben presto una questione urgente a cui l’amministrazione meneghina rispose realizzando il primo complesso di abitazioni per la classe operaia (tra le vie San Fermo, San Marco, Moscova e Montebello) e una serie di architetture assistenziali, come l’edificio dell’Opera Pia delle Cucine Economiche (in via Monte Grappa 8) dell’architetto Luigi Broggi (1883), sulle quali si sarebbe costruita l’identità rinnovata del quartiere.

Motore produttivo della città, dai primi anni del Novecento in poi, l’area di porta Nuova assunse un ruolo centrale non solo nell’economia, ma anche nella vita culturale milanese. Nel 1886 venne infatti inaugurato, nella neonata via Principe Umberto (oggi Turati), il Palazzo della Permanente, realizzato dall’architetto Luca Beltrami e rinnovato nel secondo dopoguerra su progetto di Pier Giacomo e Achille Castiglioni con la collaborazione di Luigi Fratino.

Data la vicinanza alla stazione Centrale (trasferita negli anni Trenta dall’attuale piazza della Repubblica a piazza Duca D’Aosta) e alla stazione Garibaldi, l’area diventò oggetto di importanti investimenti economici volti all’insediamento di attività connesse al settore terziario. Nel secondo dopoguerra infatti la fascia più esterna, compresa tra piazza della Repubblica e porta Garibaldi, venne destinata alla localizzazione di un nuovo centro direzionale, il cui processo di definizione – scandito da più concorsi di idee a livello nazionale e internazionale – si è concluso solo in anni recenti con il progetto Porta Nuova.

Tra le architetture più significative dell’area nel periodo in cui vi abitarono e operarono i fratelli Castiglioni ed Ernesto Treccani:

Palazzo per l’Esposizione Permanente delle Belle Arti (1878 – 1885)
via Turati, 34
Progetto: Luca Beltrami
Progetto di ricostruzione dell’interno e del corpo soprastante (1952 – 53): Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Luigi Fratino

Sede de’ Il Corriere della Sera (1903 – 1904)
via Solferino, 26-28
Progetto: Luca Beltrami, Luigi Repossi
Progetto di ampliamento (1960 – 1965) in via Moscova e via San Marco: Alberto Rosselli
Progetto di ristrutturazione (1989-2006), via Solferino 26-28 e via San Marco: Vittorio Gregotti

Ca’ Brutta (1919 – 1923)
Via della Moscova, 12-14
Progetto: Giovanni Muzio, Pier Fausto Barelli, Vittorino Colonnese

Primo Palazzo Montecatini (1935 – 1938)
Via della Moscova, 3 – Largo Donegani, 2
Progetto: Giò Ponti, Antonio Fornaroli, Eugenio Soncini

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