La Triennale di Milano

Inaugurato con la Triennale del 1933, il Palazzo dell’Arte disegnato da Giovanni Muzio (1893 – 1982) rappresenta un nuovo modello di spazio espositivo europeo. Flessibile e aperta come un grande edificio industriale illuminato da grandi lucernai, La Triennale di Milano è stata il centro della sperimentazione più evoluta della cultura italiana, dell’architettura e del design offrendo, ad almeno cinque generazioni, la possibilità di produrre e rendere pubbliche ricerche, opere e manufatti della creatività nazionale e internazionale.

Il Palazzo della Triennale è stato un vero e proprio laboratorio della modernità all’italiana perché, dalla sua fondazione, arti applicate e industria si sono attivamente confrontate definendo un sistema culturale, economico e sociale innovativo in cui il motto “dal cucchiaio alla città” è stato modellato seguendo la misura dell’uomo e la qualità diffusa della vita pubblica e domestica.

Nelle prime due edizioni milanesi (1933 e 1936) il Palazzo dell’Arte ha ospitato le frange più avanzate e sofisticate del razionalismo italiano rappresentate soprattutto da alcuni padiglioni temporanei nel parco Sempione come la “Casa a struttura d’acciaio” di Albini, Pagano, Camus, Palanti, Mazzoleni e Minoletti, la “Villa studio” di Figini e Pollini, la “casa per giovani sposi” dei BBPR e Portaluppi e da alcune mostre fondamentali per la storia moderna dell’architettura, come la rassegna sull’architettura rurale italiana curata da Pagano e Daniel.

La ricostruzione post-bellica vede un ruolo centrale della Triennale grazie alla VIII esposizione del 1947 dedicata all’abitare e al progetto del QT8 (Quartiere Triennale 8) su piano di Bottoni, che vede il ruolo di questa istituzione andare ben oltre le proprie mura, affermando la propria centralità culturale.

La stagione degli anni Cinquanta corrisponde all’affermazione del “New Italian Design” e alla stagione del boom economico che vede un ulteriore rafforzamento del legame tra nuovo design, industria avanzata e cultura del progetto. Le Triennali di questo periodo si legano anche a una serie di grandi eventi pubblici che sanciscono la nascita dell’ADI e del “Compasso d’Oro”. Ancora tra gli anni Cinquanta e Sessanta il parco Sempione continua a essere un laboratorio molto evoluto con interventi di: Buckmister Fuller, BBPR e Steinberg, Rossi e Meda, De Chirico, Parisi, Longhi e Antonietti e Griffini.

Con la XIV Triennale curata da Giancarlo De Carlo nel 1968, e mai aperta a causa dell’occupazione, e l’edizione seguente in cui si avvia la stagione della Tendenza, assistiamo a due mostre che chiudono la lunga stagione della Triennale figlia del Moderno, portando l’edificio e la sua gestione in una fase più frammentaria.

Con la fine degli anni Novanta assistiamo invece a un progressivo e radicale ripensamento degli spazi che prende avvio con un intervento sull’ingresso e alcuni spazi di servizio di Umberto Riva, e di Gae Aulenti nella Galleria principale. Queste opere stabilirono l’inizio di una stagione di riforma del palazzo di Muzio, grazie al progetto di Michele de Lucchi che ha ridisegnato gli interni del palazzo, la riapertura del collegamento con il Teatro dell’Arte e il ponte in bambù strutturale che collega il primo piano al nuovo Museo del Design. L’avvicinarsi dell’Expo 2015 accompagna l’ultima fase dei lavori di riorganizzazione grazie al progetto di Italo Rota e alla riapertura del ristorante sul tetto del Palazzo.

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