Metropolitana milanese. La linea rossa

La necessità di dotare la città di una rete di trasporto pubblico sotterraneo che garantisse la mobilità a basso costo dei lavoratori fu un tema discusso e affrontato in diversi studi sin dai primi del Novecento. Il progetto di una metropolitana milanese, abbandonato a causa delle guerre e della mancanza di fondi, vide la sua realizzazione negli anni del boom economico. I lavori della M1 iniziarono nel maggio 1957 in viale Monte Rosa e diedero il via a un’opera di ingegneria e industria che si avvalse della collaborazione, non solo della società Metropolitana Milanese costituita dal Comune nel 1955, ma anche di imprese ed esperti di statica, tecnica delle fondazioni e meccanica del terreno del Politecnico di Milano che, insieme, misero a punto il “Metodo Milano”, un sistema di scavazione a cielo aperto esportato in tutto il mondo, utilizzato parzialmente anche per la linea 2 (1969). Per coprire i costi, ben più ingenti delle risorse a disposizione dell’amministrazione ambrosiana, venne chiesto un prestito obbligazionario ventennale di trenta miliardi di vecchie lire, aperto a tutti i milanesi che sottoscrissero il debito con grande entusiasmo e la «consapevole volontà di risolvere in maniera autonoma un problema che altrimenti sarebbe ancora sogno o progetto», commentò il sindaco dell’epoca Pietro Bucalossi. Nel novembre 1964 si svolse la cerimonia ufficiale di apertura e partirono i primi treni da piazzale Lotto a Sesto Marelli, nella periferia nord di Milano, su un tracciato complessivo di quasi 12 kilometri per un totale di 21 fermate. Si dovrà attendere il 1966 per il completamento della seconda diramazione a sud-ovest per piazza Gambara e il 1979 per i nuovi capolinea QT8 e Inganni, oggi estesi fino a Bisceglie (dal 1992) e Rho Fiera (dal 2005).
La segnaletica e l’allestimento delle stazioni metropolitane furono progettati dallo studio Albini-Helg in collaborazione con Antonio Piva e Bob Noorda per la grafica. L’intuitiva e funzionale semplicità del progetto, premiato del Compasso d’Oro nel 1964, diventò un modello di riferimento per molte altre metropolitane tanto che Noorda, milanese d’adozione dal 1954, fu chiamato successivamente a progettare l’immagine coordinata della metropolitana di New York e San Paolo. Nonostante le possibilità molto limitate di intervento su un’architettura già data, Albini e Noorda elaborarono un risultato rigoroso, fortemente identitario e leggibile che finemente sistematizzò architettura, arredi, illuminazione e grafica, ricorrendo a materiali innovativi e di facile reperibilità, ritmati dal rosso dei corrimano e delle fasce segnaletiche delle mezzanine sulle quali si ripetono i nomi delle stazioni nei caratteri dell’alfabeto appositamente ridisegnato dal designer olandese. Oggi Milano conta la rete di trasporto pubblica più estesa d’Italia con 4 linee metropolitane, 5 linee suburbane che collegano la città all’hinterland intersecando le principali stazioni ferroviarie, e più di 120 tra autobus, tram e filobus.

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