Il piano Beruto

Il piano urbanistico di Cesare Beruto (1835-1915), redatto in una prima versione nel 1884 ma definitivamente approvato ed entrato in vigore solo nel 1889, è ancora oggi uno degli eventi della storia urbana di Milano che ne ha profondamente segnato le sorti.

Beruto, ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico meneghino, riceve l’incarico di predisporre il primo strumento urbanistico della città sulla scorta di forti pressioni e di numerose controversie sorte tra il Comune e un crescente numero di investitori e speculatori edilizi, interessati a edificare nelle aree dell’antica Piazza d’Armi e del Castello Sforzesco. L’occasione viene però colta per realizzare un vasto progetto che, fin dalle origini, punta a risolvere il problema dell’area intorno al Castello in un’ottica molto più ampia: stante la crescente richiesta di abitazioni in grado di accogliere nuovi abitanti, la progressiva trasformazione – già in atto – delle aree periferiche in zone a vocazione industriale e il costante bisogno di aprire varchi nella cerchia delle mura spagnole (i cosiddetti “bastioni”) che costituiscono una vera e propria barriera tra la città storica e il territorio che la circonda, Beruto propone una serie di interventi ispirati a modelli internazionali. Il primo atto ritenuto utile è la demolizione delle mura, sostituite con un ampio viale alberato a cui si affianca un altro anello circolare, che delimita l’espansione massima prevista per la città. Tra le due strade concentriche, disegnate a partire da un’attenta analisi del piano di Vienna che aveva portato alla costruzione della Ringstraße, vengono disegnati isolati molto ampi (stavolta proposti rielaborando il piano di espansione per Berlino) che garantiscano la possibilità di allineare i fronti degli edifici lungo il margine stradale e realizzare ampi cortili e giardini interni a ciascun blocco. Nella fascia d’espansione così ottenuta, scandita da una maglia regolare di strade e piazze, vengono prolungati e proiettati verso il territorio i principali assi di penetrazione che convergono verso il centro storico. Per quest’ultimo, invece, Beruto prevede una serie d’interventi che ricordano da vicino i famigerati “sventramenti” proposti dal barone Hausmann per Parigi: demolizioni mirate a razionalizzare la maglia viabilistica, che comportano la distruzione di numerosi quartieri. Fortunatamente applicate in misura molto minore rispetto al modello francese, le demolizioni (una su tutte quella che consente l’apertura dell’odierna via Dante) contribuiscono anche a generare il legame fisico tra la città storica e l’espansione, con l’unica eccezione dell’area intorno al Castello per la quale si era dato avvio alla stesura del piano: vincendo fortissime resistenze da parte delle società fondiarie, l’Amministrazione approva una soluzione che prevede la realizzazione di un moderno parco pubblico, disegnato da Cesare Alemagna e oggi conosciuto come Parco Sempione.

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