Editoria a Milano

A partire dal XIX secolo, la città ambrosiana supera definitivamente Venezia che, dalla seconda metà del XV secolo, era stata il centro propulsore della stampa Gutenberg in Italia. Da Venezia, nel 1810, era venuto Antonio Fortunato Stella, diplomatico della Serenissima che, abbandonata la carriera politica, fu un vero e proprio precursore del mestiere di editore. Stabilitosi in Contrada Santa Margherita, il quartiere del commercio librario appena dietro il Teatro alla Scala, dove avevano esordito anche Vallardi (dal 1750) e Ricordi (1808), Stella si avvalse di illustri collaboratori, tra cui il poeta Giacomo Leopardi, ideò collane per il pubblico femminile (Biblioteca amena e istruttiva per le donne gentili, 1822) e denunciò i primi casi di pirateria letteraria.

La fioritura di tipografie sino all’avvento dei media attuali è uno dei settori che più ha qualificato l’identità di Milano. Tra gli editori più importanti all’origine di questa industria: i Fratelli Treves (1861) che formarono intere generazioni di Italiani dall’Unità della nazione sino al 1904, pubblicando i più celebri scrittori del tempo come Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Verga e ancora Flaubert, Tolstoj, Dostoevskij e Charles Dickens, tra gli stranieri. Per il Corriere di Milano dei Treves scrisse anche il napoletano Eugenio Torelli Violler che fonderà Il Corriere della Sera (1876), oggi insieme al ben più giovane La Repubblica (1976), il quotidiano più letto in Italia. Tra gli altri grandi editori dell’Ottocento: Sonzogno (1818) e Ulrico Hoepli (1870). A quest’ultimo, milanese d’adozione votato alla diffusione del sapere tecnico-scientifico, si deve la costruzione dell’omonimo Planetario situato dentro ai Giardini Indro Montanelli, legati anch’essi a una delle più celebri firme del giornalismo italiano del XX secolo.

Nel corso del Novecento si distinguono: Mondadori, oggi vero e proprio tycoon del settore che traccia la sua continua e diversificata ascesa – dai manuali scolastici alla produzione radio-televisiva – sin dai tempi del capostipite Arnoldo che iniziò come garzone in una tipografia della provincia mantovana. E ancora: Rizzoli (1909) fondata dall’appena ventenne Angelo Rizzoli, cresciuto nell’orfanotrofio dei Martinitt, Bompiani (1929), Corbaccio (1924), Bignami (1931), Feltrinelli (1954) e Ugo Mursia Editore (1954), l’”editore del mare” che tradusse Conrad e donò alla città la sua collezione di libri, polene e oggetti marinari, oggi Museo-Biblioteca d’arte marinara, custodito presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.

Tra gli anni Venti e Trenta al grido di “Libro e moschetto, fascista perfetto”, il regime di Mussolini si servì dell’industria editoriale che, anche attraverso i sempre più numerosi rotocalchi illustrati di cui Mondadori e Rizzoli furono massimi promotori, era capace di raggiungere un pubblico di massa. A Milano proliferarono le redazioni di alcune delle riviste destinate a produrre i modelli di riferimento della carta stampata attuale. Tra i periodici più popolari: Omnibus (1937-9), diretto da Leo Longanesi, che fonderà una sua casa editrice nel 1946; Tempo (1939-76), prima foto-rivista curata nella grafica all’artista-designer Bruno Munari fino al 1945; Il Corriere dei Piccoli (1908-1995) e i periodici femminili di moda e costume che presto amplieranno le loro rubriche ai temi di emancipazione, dall’antesignano Corriere delle Dame (1804-1875) sino a Sovrana (1927), dal 1938 Grazia, pubblicato ancora oggi.

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