Porta Venezia – Loreto

Fiore all’occhiello dell’amministrazione asburgica che qui realizzò i primi giardini pubblici della città disegnati da Piermarini (1783) e poi ampliati da Balzaretto (1855), l’area di porta Venezia (già porta Orientale) diventò nei decenni del Novecento il quartiere dell’alta borghesia milanese. Gran parte di quei giardini che adornavano i palazzi nobiliari settecenteschi di corso Venezia, tra cui Villa Reale Belgiojoso (oggi sede della Galleria d’Arte Moderna), vennero occupati da nuove costruzioni e sacrificati per l’apertura di nuove strade (via Mozart, via Serbelloni e via Barozzi). Sul giardino di Palazzo Sola-Brusca (già Serbelloni), opera dell’architetto neoclassico Simone Cantoni, sorsero tra il 1926 e il 1930 eleganti edifici residenziali progettati da Aldo Andreani con un linguaggio tardo-eclettico che, nel Palazzo Fidia (tra via Melegari 12 e via Mozart 11), trovò la sua massima espressione.

Un’operazione immobiliare simile era stata compiuta già nella seconda metà dell’Ottocento nell’area del Lazzaretto, costruito nel 1488 oltre le mura della città lungo l’antico corso Loreto (oggi corso Buenos Aires) e demolito con lo scopo di realizzare un quartiere ad altissima densità destinato, questa volta, alla piccola borghesia. La tanto numerosa quanto eterogenea popolazione che all’inizio del secolo scorso animava il quartiere introdusse, in una Milano in piena espansione, tutti i desideri e le esigenze della modernità. Sorsero dunque diversi spazi destinati al tempo libero e allo svago, tra cui i più celebri furono il Kursaal Diana (lungo viale Piave), albergo simbolo della belle époque milanese realizzato sul sito del vecchio Bagno di Diana (piscina progettata dall’architetto Pizzala nel 1842), e l’Albergo Diurno Metropolitano Venezia (posto sotto l’attuale piazza Oberdan), il cui progetto d’interni è attribuito a Piero Portaluppi. Proprio a lui, architetto per eccellenza della borghesia industriale milanese degli anni Trenta, si devono molte interessanti architetture della zona: da Villa Necchi-Campiglio (via Mozart 14) a Casa Boschi-Di Stefano (via Jan 15); dal palazzo della Società Buonarroti-Carpaccio-Giotto (riconoscibile dall’imponente arco lungo corso Venezia) al Civico Planetario Hoepli, inaugurato nel 1930 presso i giardini pubblici alla presenza di Benito Mussolini.

Tra le architetture più significative dell’area nel periodo in cui vi abitarono Vico Magistretti e le famiglie Boschi-Di Stefano e Necchi-Campiglio:

Edificio Società Buonarroti-Carpaccio-Giotto (1926 – 1930)
corso Venezia, 62-64
Progetto: Piero Portaluppi

Palazzo Fidia (1926 – 1930)
via Melegari, 2
Progetto: Aldo Andreani

Casa d’abitazione e torre Rasini (1933 – 1934)
Bastioni di Porta Venezia, 1- corso Venezia, 61
Progetto: Emilio Lancia, Giò Ponti

Padiglione d’arte contemporanea della civica galleria d’arte moderna (1948 – 1954)
via Palestro, 14
Progetto: Ignazio Gardella

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