Magenta

«Questo brano di città rimarrà ai posteri come segno tangibile dell’immagine voluta di una nuova Milano», una dichiarazione d’intenti – questa pronunciata dall’architetto Luigi Broggi – che, a più di un secolo di distanza, ha tutto il fascino della profezia per chi si trovi ad osservare il quartiere compreso tra parco Sempione e corso Magenta, realizzato all’interno di un ambizioso progetto di modernizzazione della città. Con il restauro del Castello Sforzesco ad opera dell’architetto Luca Beltrami (1890-1900) e la trasformazione della piazza d’Armi in un grande parco pubblico (l’attuale parco Sempione), prese avvio l’edificazione dell’area a nord di porta Magenta (già Vercellina), accesso alla città un tempo collocato nell’odierno piazzale Baracca. La zona, che fino ad allora era scarsamente urbanizzata e si distingueva solo per la presenza dell’antico Borgo delle Grazie (sorto alla fine del Quattrocento attorno alla chiesa di Santa Maria delle Grazie), con il piano Beruto (1884-1889) venne trasformata in un quartiere residenziale destinato all’alta borghesia, caratterizzato da ville con giardino ed edifici riccamente decorati secondo un linguaggio che attinge ora allo stile eclettico, ora al liberty.

In via di completamento già nel 1906, in occasione dell’Esposizione Internazionale del Sempione, il quartiere costruito su uno schema a maglia ortogonale, che ha come assi principali le vie Vincenzo Monti e XX Settembre, mantiene ancora oggi il proprio carattere originario, distinguendosi da molte altre zone della città che, soprattutto nel periodo tra le due guerre, furono al centro di una massiccia e assai discussa trasformazione. Proprio a quegli anni di controversi cambiamenti appartiene uno degli edifici più significativi della zona: il Palazzo dell’Arte (sede della Triennale di Milano), realizzato dall’architetto Giovanni Muzio nel versante sud-occidentale del parco Sempione e destinato a diventare il principale punto di riferimento della cultura progettuale milanese, e non solo. A memoria delle esposizioni di architettura e design che qui si svolsero a partire dal 1933, eventi tanto effimeri nella durata quanto fondativi nella loro dimensione culturale, rimangono ancora all’interno del parco alcune architetture esemplari come la “Torre del Parco” progettata da Gio Ponti in occasione della V Triennale (1933) e il padiglione realizzato da Ico Parisi per la X Triennale (1954), oggi adibito a biblioteca.

Tra le architetture più significative dell’area nel periodo in cui vi abitarono e operarono i fratelli Castiglioni e Franco Albini:

Palazzo dell’Arte (1932 – 1933)
Via E. Alemagna, 6
Progetto: Giovanni Muzio

Torre Littoria, oggi torre del Parco (1932 – 1933)
Parco Sempione
Progetto: Giò Ponti, Cesare Chiodi, Ettore Ferrari, Tommaso Buzzi

Torre al parco (1953 – 1956)
Via Revere, 2
Progetto: Ludovico Magistretti, Franco Longoni

Padiglione per la X Triennale, oggi biblioteca del Parco (1954)
Parco Sempione
Progetto: Ico Parisi, Silvio Longhi, Luigi Antonietti

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