Il pattinaggio all’Arena

«A Milano non c’è più bella scena che veder pattinare all’Arena». La Società del pattinaggio merita la riconoscenza dei milanesi, dei pochi stranieri che capitano d’inverno a Milano, e soprattutto delle mammine che hanno delle fanciulle da maritare.

L’Arena è un’ellissi di 240 metri di lunghezza su 120 di larghezza, che venne costruita decine di anni orsono con le pietre del demolito castello. Disotto al podio c’è una gora, colla quale si allaga il piano di acqua che serve a spettacoli nautici d’estate e d’inverno, se gela, al caro pattinaggio. La Società, che è pur composta di gentiluomini, fuori di ogni eccezione, si è fatta senz’avvedersene la pronuba e la mediatrice di alcune arrischiate galanterie, di cui essa è forse ignara. Le fanciulle di buona famiglia hanno trovato nel pattinaggio il più bel mezzo lecito ed onesto di fare in faccia a tutti ciò che anche alle donne libere la religione vieterebbe di fare nella camera da letto. Mettono i pattini ai piedi e diventano ipso facto rondinelle scivolanti e libere, folli baccanti dalle chiome al vento, dalle risate sonore, dalle botte e risposte procaci e dagli abbracciamenti stretti. Le mamme o i tutori o le amiche zelantissime e garantite se ne stanno là sul pulvinare a guardar giù sul ghiaccio e a cercar di discernere nella folla la propria affidata. La casta zitella insieme al primo venuto presentato lì per lì da un amico due minuti prima – crede la mamma – parte dal crocchio dove questa sta a guardarli. Essi tengono un braccio dietro alla schiena e l’altra mano reciprocamente appoggiata alla spalla come corifei nei balli e si slanciano sorridenti. Ma poco dopo dalla spalla le mani si intrecciano e col pretesto dell’equilibrio materiale ella [la casta zitella] sta abbracciata al suo compagno che forse tenta di farle perdere l’equilibrio morale.

Un lettore qui domanda: «Che cosa c’entra tutto questo col ventre?». Altro che c’entra! Forse che tutti quei signori non vanno a pattinare per farsi venire la invocata fame, che manca così spesso ai gaudenti della terra? Così, mentre i felici, ben coperti, ben pasciuti e impellicciati pattinano abbracciati alle fanciulle oneste, i miserabili battono i denti pel freddo e soffrono troppo di quell’appetito che quegli altri tentano di aguzzare e di accrescere sul ghiaccio, perché è assai minore del bisogno.

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