Milano, cuore antico del design Made in Italy

Grazie alla sua posizione geografica e a specifiche competenze manufatturiere nei distretti limitrofi, Milano si è contraddistinta come laboratorio aperto e vitale della società civile italiana. Pioniera dello sviluppo artigianale, commerciale e, non ultimo delle trasformazioni sociali e perfino politiche, la città è riuscita a ritagliarsi il ruolo di capitale economica, industriale e finanziaria grazie alla lontanza dall’establishment politico romano e all’operosità di una borghesia dinamica attiva sul territorio.

Dalla prima centrale termoelettrica nazionale – la seconda in Europa – al primato della moda italiana negli anni ’80, Milano ha profondamente segnato la storia del design nazionale che raggiunge il suo apogeo nel secondo dopoguerra. Le radici complesse di questo successo attingono alla contaminazione con le arti e alla sperimentazione ante litteram incoraggiata da imprenditori illuminati, scuole professionali, università, accademie e gallerie d’arte.

Oltre all’intraprendenza creativa, per necessità reattiva in un contesto nazionale disorganico, l’invenzione di nuovi materiali come surrogati delle materie prime negli anni ‘30 e ‘40 fu un altrettanto fattore decisivo di sviluppo.

Dai primi del Novecento il capoluogo lombardo eccelle per la fattura di nuovi mezzi di trasporto e componenti meccaniche. Qui nascono marchi rinomati in tutto il mondo: Breda (1886), Isotta Fraschini (1900), Alfa Romeo (1910) e ancora Touring (1926) e Innocenti (dal 1931) che produce lo scooter icona Lambretta (1947). A questi si potrebbero aggiungere Bugatti (Ettore Bugatti era milanese) e la stessa Ferrari, poichè proprio nella città meneghina, Enzo Ferrari mosse i suoi primi passi.

L’evoluzione del design trova alimento nell’editoria specializzata e in prestigiose sedi espositive. Fra tutte la Triennale di Milano che ospita nel 1947 la mostra RIMA, Riunione Italiana Mostre Arredamento, evidenziando come proprio a Milano avveniva lo sdoganamento del design a codice accessibile della modernità, espressione dell’abitare e del gusto.

Le riviste rappresentano tappe fondamentali della ricerca e del dibattito, spesso acceso e militante, intorno all’architettura e al design. Dirette a vicende alterne da progettisti e critici illustri, le riviste milanesi raggiungono vette di fama internazionale e soprattutto contribuiscono, nel solco tutto italiano della problematicità, a contaminare le discipline, intersecandosi con nuovi linguaggi e discipline. Nascono a Milano: Domus (1928), La Casa Bella (1928, Casabella dal ’33), Edilizia Moderna (1929), Interni (1954), Casa Novità poi Abitare (1961), Zodiac (1957), Caleidoscopio (1964), Ottagono (1966) fino a Stile Industria (1955-63), Artecasa (1958-60), Modo (1977) e Spazio e Società (1978).

Negli Anni ’50 del boom economico, prendono forma oggetti leggendari nati dalla più brillante collaborazione tra design e piccola e media impresa: Sottsass e BBPR per Olivetti; Ponti per Cassina e Venini; Nizzoli per Necchi; Albini per Bonacina & C.; Munari e Mari per Danese…

A premiare la crescente autonomia del design italiano, nel 1954 i grandi magazzini La Rinascente organizzano il Premio Compasso d’Oro, curato dal 1964 da ADI, Associazione del Design Undustriale. Negli anni Sessanta, parallelamente all’emergente critica della società dei consumi e a una più consapevole distanza dalle avanguardie storiche, prosegue l’ispirazione formale di tanti autori con aziende in grado di coniugare cultura, produzione e comunicazione. Castiglioni per Zanotta, Flos e Gavina; Zanuso e Sapper per Brionvega; Bellini per Olivetti, La Rinascente, Irradio e Cassina; Magistretti e Mangiarotti per Artemide, Colombo per O-Luce, Aulenti per Kartell…Nella mostra, a cura di Emilio Ambasz, che consacra i designers italiani all’estero, Italy: The New Domestic Landscape (MoMA, 1972) convergono vecchie e nuove generazioni di designer capaci di andare oltre la crisi entro una modernità complessa, così come lo era diventata la gamma degli utenti, usi e linguaggi di uno scenario post-industriale e post-ideologico. Nei primi anni ’80 l’esperienza del collettivo Memphis, nato nell’appartamento di Sottsass in via San Galdino, rappresenta l’ultima più libera sperimentazione del design milanese nel XX secolo.

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